Torna il sereno per l’industria italiana delle macchine per ceramica
CS 20-04
I segnali di ripresa del mercato mondiale confermati dal recente Tecnargilla.
L'industria italiana delle macchine per ceramica, reduce da 3 anni di contrazione dei volumi di fatturato, torna a sorridere. Non solo il settore prevede di chiudere il 2004 interrompendo la tendenza negativa e assestandosi su un giro d'affari complessivo di circa 1.405 milioni di euro (+0,2% sul 2003), ma è soprattutto ai prossimi mesi - e quindi all'attività del 2005 - che gli imprenditori italiani guardano ormai con ottimismo.
Se già a fine estate si potevano registrare i primi segnali di una ripresa della domanda sui mercati internazionali, la conferma definitiva della positiva e tanto attesa inversione di tendenza è arrivata come una boccata d'ossigeno al termine del recente Tecnargilla (Rimini, 1-5 ottobre), fiera biennale di riferimento mondiale per le forniture all'industria ceramica.
Nonostante gli alti costi della ricerca - e, per la maggior parte delle aziende, in presenza di margini ridotti dalla protratta flessione del mercato - i costruttori italiani di macchine per ceramica si erano preparati da mesi per presentare il meglio dell'innovazione tecnologica, augurandosi di sollecitare la domanda e far riavviare significative fasi di investimento.
A giudicare dalla soddisfazione espressa in maniera diffusa e generalizzata dagli imprenditori, i risultati sembra abbiano superato ogni più rosea aspettativa, non solo per il gran numero di visite, ma soprattutto per l'elevato interesse dimostrato dal mercato verso le novità tecnologiche presentate.
"Tra gli aspetti più positivi di un Tecnargilla sicuramente di successo - dice Franco Stefani, presidente della System di Fiorano Modenese e già presidente di Acimac nel quadriennio 2000-2004 - vi è il ritorno di clienti sudamericani, in parte assenti nella precedente edizione del 2002 a causa del rallentamento degli investimenti in quell'area geografica. Da Brasile e Argentina sono venuti non solo i clienti abituali, ma anche nuovi protagonisti dell'industria ceramica locale, un ottimo segnale per la nostra attività di export su quei mercati storicamente strategici".
L'aumento di visitatori a Rimini è stato confermato peraltro anche dalle cifre ufficiali: +1,8% rispetto al 2002, per un totale di 30.241 presenze di cui 10.964 stranieri, questi ultimi in crescita del 2,5%. Oltre 100 le nazioni di provenienza degli operatori, in testa a tutte Spagna, Turchia, Iran, Cina, Germania, Brasile, Russia, Portogallo, Tailandia, Polonia, Egitto, India, Francia, Argentina e Messico; in larga parte si tratta di paesi in cui l'industria italiana delle macchine per ceramica, leader mondiale, sta incontrando le maggiori soddisfazioni in termini di export, oltre alle nazioni che figurano al vertice della produzione mondiale di ceramica.
"Attualmente vi sono aree geografiche che stanno esprimendo una fortissima domanda di tecnologia, come Iran e Messico" - afferma Claudio Marani, direttore generale di Sacmi - divisione Ceramics, gruppo leader mondiale nella fornitura di impianti completi per ceramica. "Al di là di queste concentrazioni, fisiologicamente destinate comunque a esaurirsi nei volumi in periodi più o meno lunghi - prosegue Marani - la domanda di macchine e impianti è oggi generalizzata su tutti i mercati mondiali, inclusi quelli in cui si erano registrati rallentamenti negli ultimi anni. E' il caso di Sud America e Far East e di alcuni paesi europei come Spagna e Portogallo".
Molto dinamica anche la domanda che sta provenendo dai produttori dei paesi nordafricani che si affacciano sul Mediterraneo, tra cui spicca l'Egitto, mentre prosegue costante la fase di investimenti in atto nei paesi dell'Europa centro-orientale, Russia e Polonia in testa.
Ed è comunque dall'estero - da cui l'industria italiana delle macchine per ceramica ricava ormai il 70% del proprio fatturato - che provengono i segnali più incoraggianti.
"I produttori stranieri - dice Ivanno Liguabue, presidente della LB Officine Meccaniche di Fiorano Modenese, specializzata in impianti per la produzione di piastrelle in gres porcellanato - sanno che devono ‘pagare lo scotto' di chi insegue i leader. Le aziende più orientate al mercato e quindi più inclini al miglioramento della qualità produttiva, comprendono che il livello del loro prodotto finale è frutto di ricerca e tecnologia all'avanguardia, anche se costosa; dimostrano una crescente attenzione e professionalità nelle scelte di investimento, consapevoli che è questa per loro la strada obbligata".
Opinione condivisa dai colleghi. "Le aziende ceramiche straniere - aggiunge Stefani - guardano giustamente all'industria ceramica italiana come al modello da seguire, leader per qualità, gusto, ricerca estetica, oltre che per le eccezionali capacità di marketing e l'indiscussa conoscenza dei mercati. A livello di dotazione impiantistica l'industria ceramica italiana è oggi perfettamente in linea con lo stato dell'arte della tecnologia più avanzata, ed è verso quella stessa tecnologia che si orientano i produttori esteri nel tentativo di colmare il gap tecnologico".
Un gap tecnologico che però i più accorti produttori italiani si sforzano di mantenere sempre elevato, come conferma Claudio Marani. "Non è un caso - dice Marani - che le aziende ceramiche italiane che hanno ottenuto i maggiori successi commerciali al Cersaie di Bologna sono prevalentemente quelle che hanno effettuato investimenti di recente in ricerca e tecnologia. L'obiettivo è corretto: spostarsi sempre più verso l'alto di gamma con prodotti innovativi che creino vantaggi competitivi nei confronti degli inseguitori. Gli investimenti non sono però alla portata di tutti, e questo potrebbe dar luogo in futuro ad una selezione naturale determinata dalle logiche di un mercato sempre più globalizzato".
Quali in definitiva le prospettive future dell'industria italiana delle macchine per ceramica? "Difficile fare previsioni oltre il 2005 - conclude Marani. Molto dipenderà da variabili economiche internazionali, si pensi al costo del petrolio, o da scenari politici che oggettivamente non si possono prevedere nel lungo periodo. Certo, almeno per quanto riguarda il nostro Gruppo, il 2004 e il 2005 sono previsti in crescita rispetto ad un 2003 che non è stato florido per nessuno. Ritengo che questa possa essere una previsione comunque valida e generalizzabile al nostro intero comparto industriale".
L'industria italiana delle macchine per ceramica, reduce da 3 anni di contrazione dei volumi di fatturato, torna a sorridere. Non solo il settore prevede di chiudere il 2004 interrompendo la tendenza negativa e assestandosi su un giro d'affari complessivo di circa 1.405 milioni di euro (+0,2% sul 2003), ma è soprattutto ai prossimi mesi - e quindi all'attività del 2005 - che gli imprenditori italiani guardano ormai con ottimismo.
Se già a fine estate si potevano registrare i primi segnali di una ripresa della domanda sui mercati internazionali, la conferma definitiva della positiva e tanto attesa inversione di tendenza è arrivata come una boccata d'ossigeno al termine del recente Tecnargilla (Rimini, 1-5 ottobre), fiera biennale di riferimento mondiale per le forniture all'industria ceramica.
Nonostante gli alti costi della ricerca - e, per la maggior parte delle aziende, in presenza di margini ridotti dalla protratta flessione del mercato - i costruttori italiani di macchine per ceramica si erano preparati da mesi per presentare il meglio dell'innovazione tecnologica, augurandosi di sollecitare la domanda e far riavviare significative fasi di investimento.
A giudicare dalla soddisfazione espressa in maniera diffusa e generalizzata dagli imprenditori, i risultati sembra abbiano superato ogni più rosea aspettativa, non solo per il gran numero di visite, ma soprattutto per l'elevato interesse dimostrato dal mercato verso le novità tecnologiche presentate.
"Tra gli aspetti più positivi di un Tecnargilla sicuramente di successo - dice Franco Stefani, presidente della System di Fiorano Modenese e già presidente di Acimac nel quadriennio 2000-2004 - vi è il ritorno di clienti sudamericani, in parte assenti nella precedente edizione del 2002 a causa del rallentamento degli investimenti in quell'area geografica. Da Brasile e Argentina sono venuti non solo i clienti abituali, ma anche nuovi protagonisti dell'industria ceramica locale, un ottimo segnale per la nostra attività di export su quei mercati storicamente strategici".
L'aumento di visitatori a Rimini è stato confermato peraltro anche dalle cifre ufficiali: +1,8% rispetto al 2002, per un totale di 30.241 presenze di cui 10.964 stranieri, questi ultimi in crescita del 2,5%. Oltre 100 le nazioni di provenienza degli operatori, in testa a tutte Spagna, Turchia, Iran, Cina, Germania, Brasile, Russia, Portogallo, Tailandia, Polonia, Egitto, India, Francia, Argentina e Messico; in larga parte si tratta di paesi in cui l'industria italiana delle macchine per ceramica, leader mondiale, sta incontrando le maggiori soddisfazioni in termini di export, oltre alle nazioni che figurano al vertice della produzione mondiale di ceramica.
"Attualmente vi sono aree geografiche che stanno esprimendo una fortissima domanda di tecnologia, come Iran e Messico" - afferma Claudio Marani, direttore generale di Sacmi - divisione Ceramics, gruppo leader mondiale nella fornitura di impianti completi per ceramica. "Al di là di queste concentrazioni, fisiologicamente destinate comunque a esaurirsi nei volumi in periodi più o meno lunghi - prosegue Marani - la domanda di macchine e impianti è oggi generalizzata su tutti i mercati mondiali, inclusi quelli in cui si erano registrati rallentamenti negli ultimi anni. E' il caso di Sud America e Far East e di alcuni paesi europei come Spagna e Portogallo".
Molto dinamica anche la domanda che sta provenendo dai produttori dei paesi nordafricani che si affacciano sul Mediterraneo, tra cui spicca l'Egitto, mentre prosegue costante la fase di investimenti in atto nei paesi dell'Europa centro-orientale, Russia e Polonia in testa.
Ed è comunque dall'estero - da cui l'industria italiana delle macchine per ceramica ricava ormai il 70% del proprio fatturato - che provengono i segnali più incoraggianti.
"I produttori stranieri - dice Ivanno Liguabue, presidente della LB Officine Meccaniche di Fiorano Modenese, specializzata in impianti per la produzione di piastrelle in gres porcellanato - sanno che devono ‘pagare lo scotto' di chi insegue i leader. Le aziende più orientate al mercato e quindi più inclini al miglioramento della qualità produttiva, comprendono che il livello del loro prodotto finale è frutto di ricerca e tecnologia all'avanguardia, anche se costosa; dimostrano una crescente attenzione e professionalità nelle scelte di investimento, consapevoli che è questa per loro la strada obbligata".
Opinione condivisa dai colleghi. "Le aziende ceramiche straniere - aggiunge Stefani - guardano giustamente all'industria ceramica italiana come al modello da seguire, leader per qualità, gusto, ricerca estetica, oltre che per le eccezionali capacità di marketing e l'indiscussa conoscenza dei mercati. A livello di dotazione impiantistica l'industria ceramica italiana è oggi perfettamente in linea con lo stato dell'arte della tecnologia più avanzata, ed è verso quella stessa tecnologia che si orientano i produttori esteri nel tentativo di colmare il gap tecnologico".
Un gap tecnologico che però i più accorti produttori italiani si sforzano di mantenere sempre elevato, come conferma Claudio Marani. "Non è un caso - dice Marani - che le aziende ceramiche italiane che hanno ottenuto i maggiori successi commerciali al Cersaie di Bologna sono prevalentemente quelle che hanno effettuato investimenti di recente in ricerca e tecnologia. L'obiettivo è corretto: spostarsi sempre più verso l'alto di gamma con prodotti innovativi che creino vantaggi competitivi nei confronti degli inseguitori. Gli investimenti non sono però alla portata di tutti, e questo potrebbe dar luogo in futuro ad una selezione naturale determinata dalle logiche di un mercato sempre più globalizzato".
Quali in definitiva le prospettive future dell'industria italiana delle macchine per ceramica? "Difficile fare previsioni oltre il 2005 - conclude Marani. Molto dipenderà da variabili economiche internazionali, si pensi al costo del petrolio, o da scenari politici che oggettivamente non si possono prevedere nel lungo periodo. Certo, almeno per quanto riguarda il nostro Gruppo, il 2004 e il 2005 sono previsti in crescita rispetto ad un 2003 che non è stato florido per nessuno. Ritengo che questa possa essere una previsione comunque valida e generalizzabile al nostro intero comparto industriale".
Per informazioni:
Ufficio Stampa Acimac
Paola Giacomini,
e-mail:stampa@acimac.it Tel. 059-826268, cell. 333/3753548.
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