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Comunicati stampa

Rating-cer, consigli per gli investimenti

CS 10-06
Acimac ha commissionato all'Università di Modena e Reggio Emilia uno studio relativo a pregi e difetti dei paesi nei quali le aziende ceramiche italiane possono effettuare investimenti produttivi: un'analisi fruibile, affidabile, flessibile


La strada è già tracciata. Per non perdere ulteriori quote di un mercato ceramico che a livello mondiale continua a crescere, i produttori italiani di piastrelle sono chiamati a valutare dove, quando e come internazionalizzare parte della propria produzione, prevedendo benefici e rischi. Ma come si può apprezzare l'attrattività di un paese in relazione a un investimento produttivo nel settore ceramico? Una prima risposta scientifica arriva dallo studio "Industria ceramica: dove produrre all'estero" che Acimac ha commissionato all'Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia e che è stato recentemente presentato agli associati ed esponenti della filiera ceramica italiana durante i tradizionali "Incontri di Acimac".

"La visione internazionale che, storicamente, permea tutte le nostre aziende - commenta Paolo Gambuli, direttore di Acimac - ci ha portato ad accumulare un patrimonio importante di informazioni sui mercati più remoti, sulle necessità e sulle condizioni produttive. Siamo stati così in grado di consolidarci quali ‘global service' di questa industria". Ma Acimac non dimentica lo stretto legame, non solo territoriale, del settore impiantistico con il settore produttivo italiano, costituito da una fitta trama di interscambi di informazioni e conoscenze che ha contribuito all'affermazione di entrambi i settori. E proprio ai "clienti" italiani Acimac ha pensato nel proporre uno studio che offra strumenti di informazione e valutazione di elementi oggettivi di comparazione delle opportunità di mercato. "Abbiamo cercato di approfondire con logica settoriale - aggiunge Gambuli - la metodica che sottende a quelle valutazioni di rating che illustri istituti di analisi formulano su molti Paesi per coglierne le tendenze economiche strutturali ed individuare le peculiarità di interesse di un possibile investitore italiano del settore ceramico. Si tratta di un primo supporto di conoscenza che abbiamo intenzione di sviluppare e perfezionare".

Rating-cer nasce dall'imponente lavoro che i professori Tiziano Bursi, Gianluca Marchi, Marina Murat e Patrizio Frederic dell'Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia hanno svolto selezionando e ponderando complessi indicatori statistici e valutazioni qualitative fornite da operatori del settore meccano ceramico e da manager della filiera ceramica. Il risultato è una classifica che non pretende di essere assoluta: ogni potenziale investitore è chiamato a valutare le diverse variabili esaminate anche alla luce delle caratteristiche della propria realtà aziendale, della propensione al rischio, degli obiettivi e più in generale delle strategie e dell'intuito imprenditoriale.

"Abbiamo preso in esame oltre sessanta Paesi e quaranta variabili - informa il professor Gianluca Marchi - combinando e comparando tutte le informazioni in nostro possesso e ottenendo uno strumento che dà segnali precoci, conferme, stimoli, ma che non si vuole sostituire al processo decisionale delle aziende". Le variabili sono state suddivise in quattro macro raggruppamenti che hanno ottenuto diversi pesi percentuali: 60% l'offerta (costo del lavoro, delle materie prime, dell'energia, fisco e dazi doganali, produttività del lavoro), 25% la domanda (estensione del mercato interno e dei paesi limitrofi, intensità della competitività dell'area, importazioni da paesi concorrenti), 5% il capitale umano (competenze e professionalità specifiche) e 10% l'ambiente Paese (andamento dell'economia, potere d'acquisto dei consumatori, livello degli investimenti stranieri, stabilità politica, livello di corruzione).

I risultati

In termini assoluti, ai primi dieci posti tra i Paesi "ceramicamente" più attrattivi figurano Cina, Ucraina, Messico, Russia, Stati Uniti, Turchia, India, Bulgaria, Albania e Romania. Ma non si tratta di risultati univoci e la stessa Cina, molto vantaggiosa ad esempio in relazione al costo del lavoro, denuncia costi logistici ed energetici non eccellenti. Se si considera unicamente il fattore offerta, quindi, appare più conveniente un investimento in Ucraina, Messico, Russia o Turchia.

Sorprese e conferme emergono dal primo Rating-cer. Chi è a caccia soprattutto di bassi costi produttivi, dovrà virare le sue attenzioni su India, Indonesia e Vietnam. E chi ricerca anche una produttività della forza lavoro almeno discreta? Dovrà focalizzarsi su Slovacchia, Messico, Paesi Baltici (Estonia, Lituania, Lettonia) o Turchia. Sul fronte della domanda, oltre ovviamente alla Cina, dominano la scena i colossi Stati Uniti e Russia (insieme all'Est Europa) che assicurano bacini enormi di consumatori. Chi privilegia il fattore capitale umano, potrà trovare le condizioni più favorevoli in Spagna, Brasile o Messico. Chi predilige un Paese economicamente e politicamente affidabile potrà valutare un investimento negli Stati Uniti, ma anche in Bulgaria, Malesia, Spagna e ancora nei Paesi Baltici, che rappresentano uno dei mercati appetibili forse meno attesi della ricerca, insieme a Bulgaria e Romania. Il Messico, anche per la sua vicinanza agli USA, assomma un mix di condizioni particolarmente favorevoli. Spicca invece l'assenza, nelle prime 25 posizioni, di paesi dalla tradizione ceramica consolidata quali Portogallo, Indonesia e Vietnam.

Gli sviluppi

Rating-cer non predice il futuro e necessita di un costante approfondimento e di una osservazione stabile dei fattori, ma può aiutare a cogliere l'impatto dei cambiamenti. Qualche esempio: l'aumento delle retribuzioni nell'Est Europa, la crisi politica in Iran (che oggi figura all'11° posto tra i paesi più appetibili), il costo del metano in Ucraina (che potrebbe crescere anche del 50%, facendo slittare l'ex repubblica sovietica dal 2° al 6° posto), sono tutti elementi che potrebbero significare sostanziali rivisitazioni della graduatoria.

Acimac e Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia chiedono anche alle aziende di fornire il loro contributo per migliorare ulteriormente questo prezioso strumento.
Ufficio Stampa Acimac
Marco Fiori
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