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Comunicati stampa

Presentata la 9a Indagine Statistica Nazionale sul settore italiano delle Macchine e Attrezzature per Ceramica.

CS 16-01bis
Il fatturato 2000 sale a 3.000 miliardi (+21.8%) con incrementi sia sul mercato italiano (+24.7%) che all'estero (+20.3%).

Le imprese
Le imprese italiane fornitrici di macchine per ceramica nel 2000 sono risultate 190 (+9 rispetto al 1999), saldo tra chiusure, creazione di nuove imprese e consorzi, fusioni e incorporazioni; in parte l'incremento è anche frutto dello spostamento (o del ritorno) all'interno del settore di imprese prima operanti prevalentemente in subfornitura o con comparti estranei alla ceramica.
Anche il numero dei dipendenti (7.177 nel 2000) ha subito un incremento (+562 unità, pari a +8.5%), recuperando la quota di addetti persa l'anno precedente e ritornando quindi sui livelli occupazionali del 1998.
Nel comparto prosegue il fenomeno della concentrazione industriale, con la formazione di gruppi (e consorzi) ai quali fanno capo più aziende e marchi commerciali. L'obiettivo è quello di assumere una dimensione più idonea ad affrontare e gestire i costi altissimi legati sia alla ricerca, sia alla penetrazione commerciale dei mercati mondiali in uno scenario sempre più competitivo. Il settore, infatti, è ancora piuttosto eterogeneo, con un elevato numero di aziende piccole e medie e un ridotto numero di grandi gruppi.
La maggiore concentrazione di imprese si conferma nel comprensorio ceramico delle province di Modena e Reggio Emilia, dove hanno sede rispettivamente 102 e 27 aziende, ossia il 53,7% e il 14.2% del totale.

Il volume d'affari
Nel 2000 il comparto ha raggiunto un fatturato di 3.047 miliardi di lire, segnando una crescita piuttosto sostenuta, +21,8% sul 1999 che riporta il settore a valori prossimi a quelli del 1996 e che soprattutto giunge dopo un triennio negativo in cui il settore aveva perso quasi un quarto del proprio volume d'affari. L'incremento è stato determinato, quasi in ugual misura, dai buoni risultati ottenuti sia sul mercato interno che dalle esportazioni. Le vendite in Italia hanno raggiunto i 1.048 miliardi di lire (+24,7% sul 1999) e rappresentano il 34,4% del fatturato del comparto. Dalle esportazioni si sono ricavati 1.999 miliardi di lire (+20,3% sul 1999). La propensione esportativa del settore si colloca al 65,6%.
Per quanto riguarda il 2001, pur non disponendo ancora di dati ufficiali, le consuete informazioni dirette e le "sensazioni" raccolte suggeriscono una grandissima prudenza, in quanto si rivela un diffuso pessimismo sull'andamento degli ordini, sia in Italia che all'estero, relativamente al primo semestre dell'anno, e non diverse sono le previsioni per la seconda metà. Si teme in definitiva di non poter confermare assolutamente i risultati registrati nel 2000, e addirittura di poter andare incontro a una nuova inversione di tendenza.

I settori clienti
Il comparto dei fornitori di macchine per ceramica ha visto di poco invariata nel 2000 la destinazione delle proprie vendite in riferimento ai vari settori clienti. L'industria delle piastrelle, che si conferma il principale cliente, incide per l'81,3% sulla formazione del fatturato totale del settore, per un valore di 2.477 miliardi di lire (+23,1% sul 1999). Le vendite in Italia hanno registrato un incremento del 27,9% sul 1999, raggiungendo gli 859 miliardi di lire, ossia il valore più alto dal 1996. L'export destinato a questo specifico comparto ha anch'esso segnato un +20,7% sull'anno precedente, per un valore di 1.617 miliardi di lire.
Con l'unica eccezione delle vendite verso l'industria dei refrattari e della ceramica varia, tutti gli altri settori clienti hanno registrato andamenti positivi: +9,7 nel settore macchine per laterizi; +91% nel settore macchine per stoviglieria; +37,5% nel settore macchine per sanitari.

I mercati
L'analisi della suddivisione delle esportazioni per aree geografiche evidenzia alcune scontate conferme di andamenti già registrati in passato, ma anche un quadro piuttosto modificato in relazione al peso percentuale detenuto dalle altre aree. Nello specifico, l'Unione Europa e il Sud America mantengono la loro posizione di primo e secondo mercato di esportazione, con quote rispettivamente pari al 35,9% e al 12,3% del fatturato estero totale. L'elemento nuovo che emerge per la prima volta nel 2000 è invece riferito alla assoluta omogeneità delle quote rappresentate dagli altri mercati, che si collocano tutti in un range tra il 7,8% e il 9% del fatturato estero totale del comparto.
Per quanto riguarda più strettamente il giro d'affari realizzato in ciascuna area, la tendenza all'incremento appare generalizzata: +18,5% in Unione Europea; +34,4% in Europa Orientale; +19,1% in Centro e Sud America; +21,4% in Medio Oriente; +49,5% in Asia (esclusa la Cina); +100,5% in Africa. Sostanzialmente stabili i mercato nell'area NAFTA (USA, Messico e Canada), in Australia, mentre l'unico paese a segnare un decremento è la Cina, che invece nel 1999 aveva registrato una ripresa degli investimenti.
Per informazioni: Acimac ufficio stampa (Paola Giacomini, tel 059/826268, e-mail:stampa@acimac.it).

Acimac ufficio stampa Paola Giacomini, tel 059/826268, e-mail:stampa@acimac.it