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L’emergenza acciaio colpisce duramente anche i costruttori di macchine per ceramica

CS 06-04
L'emergenza acciaio preoccupa anche i produttori italiani di macchine per la ceramica. A fronte di aumenti di prezzo relativi a tutti i prodotti ferrosi superiori in media al 30% (l'acciaio è salito in tre mesi del 55%), di tempi di consegna che si allungano e anche della qualità che scende, le ripercussioni nel mondo della meccanica strumentale appaiono inevitabili, in quanto si tratta di un comparto che utilizza queste materie prime nel proprio ciclo produttivo.

"Chiunque si tenga minimamente informato, sa benissimo che il problema ha dimensioni planetarie - afferma Franco Stefani, presidente Acimac - e che è determinato soprattutto dal comportamento della Cina, che, in presenza di un'industria in forte sviluppo e di una domanda che lievita, può permettersi di pagare prezzi più alti per ottenere la materia prima, facendone incetta nel mercato internazionale. Non solo. La Cina ha anche ridotto le esportazioni di coke, aggravando ulteriormente il problema delle acciaierie italiane, o meglio dell'industria europea, tarata per gestire un equilibrio che si è spezzato."
A questo punto, il rischio di perdita di competitività per la meccanica italiana non è legato solo al prezzo dell'acciaio, ma anche alle difficoltà di approvvigionamento se non, nell'ipotesi più pessimistica, alla sua mancanza.

In questo contesto, è prevedibile un adeguamento dei listini anche da parte dei fornitori di tecnologia per la ceramica. "L'andamento del prezzo dei prodotti ferrosi - commenta Paolo Gambuli, direttore di Acimac - certamente non agevola le nostre aziende, già impegnate a superare un momento congiunturale caratterizzato da scarso dinamismo. In seguito agli improvvisi incrementi (dal 30 al 100%), i costruttori di macchine per ceramica saranno costretti a rivedere le proprie politiche di prezzo, anche se certamente i maggiori costi di produzione non saranno trasferiti interamente sui listini, in quanto le aziende cercheranno per quanto possibile di limitare i rincari".

Colpite dal problema praticamente tutte le aziende del comparto, "con punte di sofferenza davvero molto elevate - sottolinea Stefani - per i costruttori di presse e stampi: su questi ultimi, fabbricati con acciai speciali caratterizzati cresciuti anche del 50%, l'aumento del costo di produzione può raggiungere anche il 20%".

La conferma viene da Francesco Bendanti della Sacmi Molds & Dies di Sassuolo, l'azienda del Gruppo Sacmi (Imola) che si occupa proprio della produzione di stampi per ceramica. "L'acciaio che utilizziamo è aumentato da inizio anno almeno del 30%, provocando un incremento del costo di produzione che, per la nostra realtà, è di circa il 13%".

In ogni caso, che si costruiscano stampi, presse, forni, mulini, atomizzatori, box di stoccaggio o linee di smaltatura, l'acciaio costituisce la materia prima principe in tutte le macchine per ceramica.

Seriamente preoccupato per un fenomeno che avrà riflessi negativi pesanti sull'industria dei beni strumentali è Fabio Tarozzi, direttore generale del Gruppo Barbieri & Tarozzi di Formigine, fornitore di impianti completi ‘chiavi in mano'. "L'incidenza dell'aumento del prezzo della materia prima sul costo complessivo di produzione - dice Tarozzi - varia ovviamente per le diverse macchine, in funzione non solo del volume di acciaio contenuto, ma anche del maggiore o minore apporto di manodopera o presenza di elettronica avanzata. Negli stoccaggi, ad esempio, i tubi dei box sono fabbricati con acciaio zincato che ha subito un rincaro del 40% in pochissimi mesi".

A tenere monitorati gli aggiornamenti sulle quotazioni dell'acciaio quasi giorno per giorno è anche Ivanno Ligabue, presidente della LB Officine Meccaniche di Fiorano. "Da novembre al 15 marzo l'acciaio è aumentato del 35%, il laminato del 60% e i tubolari, quelli maggiormente impiegati dai costruttori di macchine per ceramica, del 90% e si prevede un ulteriore prossimo rialzo del 30%. Su alcune delle macchine che anche noi produciamo - penso agli impianti pre-pressa, ad esempio - il costo di produzione è già aumentato di ben oltre il 15% ".

Le nubi all'orizzonte si fanno però ancora più dense, se al problema prezzi si aggiunge il timore di difficoltà di approviggionamento nel prossimo futuro
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"Le notizie che si rincorrono ormai giorno dopo giorno sono davvero allarmanti e incerte su cosa potrà succedere nel breve termine a livello di approvvigionamenti - dice Ligabue. "Con un portafoglio ordini di circa 400 silos, ammetto di essere seriamente preoccupato se si confermeranno i primi segnali - peraltro già arrivati - di difficoltà di reperimento della materia prima".
Tarozzi si spinge oltre e parla di serio pericolo di speculazioni sul mercato dei fornitori di materie prime, mentre Bendanti conferma che "con la progressiva sparizione del carbon coke dal mercato e i prezzi dei rottami di ferro schizzati alle stelle, il problema è serio e le preoccupazioni assolutamente giustificate. Certo, il recente accordo concluso dal viceministro Urso a Pechino per una fornitura di 200.000 tonnellate di coke cinese all'Italia allontana qualche nube, ma di fatto non muta una situazione di crisi strutturale. La gravità del problema, comunque, avrebbe meritato, a mio avviso, una maggiore attenzione

L'industria italiana dei costruttori di macchine per ceramica

L'industria italiana dei costruttori di macchine per ceramica è composta da 180 imprese, concentrate prevalentemente nelle province di Modena e Reggio Emilia, ed esprime un fatturato annuo di 1.400 milioni di euro (preconsuntivi 2003), di cui due terzi ricavati dalle esportazioni.
Il comparto è da anni leader mondiale nella fornitura di tecnologia avanzata su tutti i mercati internazionali, non essendoci paesi competitori con un paragonabile sistema industriale, sia per numero di imprese che di livello tecnologico e capillare presenza commerciale e post-vendita.
L'Unione Europea rappresenta il primo mercato di esportazione, con una quota del 25,6% dell'export totale, seguita dai paesi asiatici (22,5%), Medio Oriente (15,9%), Europa Centro-Orientale (13,2%), Sud America (8,2%), Africa (7,7%) e Nord America (6,8%).

Per informazioni: Ufficio Stampa Acimac: Paola Giacomini, tel. 059-826268, cell. 333/3753548. Email: stampa@acimac.it